L'adozione non è un evento, ma un percorso che ha un inizio e non ha mai una fine.
L'inizio del percorso adottivo precede il momento in sé dell'adozione, poiché i futuri
genitori devono essere preparati a dei cambiamenti radicali che comporteranno una
riorganizzazione dei loro equilibri di coppia.
I neo genitori infatti fino a quel momento sono stati solo c oppia ed hanno trovato il loro faticoso equilibrio emotivo a vivere in due: e due è
molto diverso da tre e tre da quattro e così via.
Inoltre vanno accompagnati nel faticoso processo di elaborazione mentale ed emotiva che comporta il confronto tra il bambino fantasticato ed il bambino reale che poi incontreranno
e tra il concetto di famiglia che si portano dentro e che sognano e ciò che nella realtà
accadrà come risultante dell'interazione tra le loro personalità, aspettative, fantasie,
convinzioni educative e valoriali, etc. e quelle del bambino/adolescente che verrà da loro
adottato.
Anch'egli infatti porta nella famiglia che lo adotterà la sua idea di famiglia, le sue
aspettative, la sua personalità e soprattutto i suoi traumi pregressi, primo tra tutti quello dell'abbandono.
Se questi aspetti non hanno modo di essere elaborati e condivisi nello spazio protetto di un percorso di supporto alla genitorialità, verranno agiti creando sofferenze, conflitti
cruenti, vissuti di inadeguatezza, impotenza e fallimento in tutti i partecipanti al nuovo
nucleo familiare creatosi.
L'intervento dello psicologo nel processo di adozione si ha dunque sia prima che durante
l'adozione. La sua funzione è di accompagnare la coppia genitoriale e la famiglia neo
costituita nei suoi processi di crescita ed adattamento alle vicissitudini della vita, con modi,
tempi ed intensità diversi nel corso del tempo. |